La storia di Villa Oliva

Posta nella zona collinare di Cassano Magnago, Villa Oliva, elegante e maestosa residenza signorile, oggi sede del consiglio comunale, si affaccia sul magnifico parco della Magana, ampia distesa verde di circa 60.000 metri quadrati, in una posizione panoramica, che domina l’abitato sottostante.
In gran parte restaurata a partire dagli anni Novanta, la storica dimora deve il suo nome alla famiglia che ne entrò in possesso nel primo Ottocento e che sarebbe diventata molto influente nella vita del borgo cassanese.

Le origini della villa risalgono al periodo tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo: il fabbricato è censito nel catasto del 1722, quando era di proprietà di Gerolama Omati, moglie di Gaspare Bossi, signore di Azzate. Morto quest’ultimo, la residenza fu messa all’asta nel 1753 e acquistata dai fratelli Angelo Maria e Bartolomeo Agazzini, milanesi appartenenti a una casata originaria del Cusio. Nel 1828 la proprietà passò ai luganesi Ambrogio e Domenico Oliva, che aveva sposato nel 1798 la cassanese Caterina Mazzucchelli. L’ultimo discendente della famiglia, Pietro, morto nel 1963, lasciò alla parrocchia di Santa Maria del Cerro la villa e l’annesso parco, che nel 1985 sarebbero stati comprati dal Comune.

L’aspetto attuale dell’edificio reca la forte impronta degli Agazzini, rimasta soprattutto nella sala di Ercole e in quella delle Candelabre, ma deve molto anche agli Oliva. Merito dei secondi sono la facciata nord in finto bugnato, i balconi dai caratteristici parapetti in ferro battuto con motivi floreali, le porte intagliate e decorate, i soffitti a cassettoni dipinti e i camini marmorei.
Sempre agli Oliva si deve lo scalone d’onore, salendo il quale ci si imbatte nell’imponente affresco, fatto realizzare dai Bossi nel 1689, del Ratto d’Europa, fanciulla rapita da Zeus, che se ne era invaghito: per attrarre l’attenzione della ragazza, il re dell’Olimpo appare sotto le sembianze di un maestoso toro, chiaro rimando al simbolo della casata committente, nel cui stemma campeggia un bue argenteo.

Al piano terra, superato il vestibolo d’ingresso, si incontra la galleria dei Quattro incoronati, che conduce al parco. Questo spazio deve il suo nome alle quattro teste maschili qui ritratte, di profilo, con corone di alloro: si tratta dunque di uomini illustri. Si ipotizza che siano state dipinte per iniziativa della famiglia Oliva, che avrebbe così inteso celebrare i suoi quattro esponenti diventati sindaci di Cassano Magnago: Pietro, primo cittadino al tempo dell’unificazione italiana, e i figli Domenico, Giuseppe e Francesco, che sarebbero tutti diventati a loro volta sindaci del borgo. L’ultimo dei tre fratelli avrebbe infine assunto, in epoca fascista, la carica di podestà.